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Chiesa parrocchiale di San Vincenzo in Galliano di Eupilio

Storia
Parrocchia della diocesi di Milano. La chiesa di San Vincenzo risulta elencata tra le dipendenze della pieve di Incino fin dal XIII secolo. La sua fondazione risale al 1552; già compresa nella pieve di Incino, passò nel 1584 a Villincino (Erba), con il trasferimento della pieve in questa località . Dal XVI al XVIII secolo la parrocchia di Galliano, a cui era preposto il vicario foraneo di Erba, è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi e delegati arcivescovili di Milano nella pieve di Erba, inserita nella regione V della diocesi. Nel 1752, durante la visita dell'arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nella pieve di Incino, nella chiesa parrocchiale di San Vincenzo si avevano la confraternita del Santissimo Sacramento; la confraternita della Beatissima Vergine Maria del Santissimo Rosario; la confraternita della Dottrina cristiana. Il numero dei parrocchiani era di 189 circa di cui 132 comunicati. Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia di San Vincenzo possedeva fondi per 83.23 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 217. Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di San Vincenzo assommava a lire 642.10; la nomina del titolare del beneficio spettava all'ordinario. Nel 1898, all'epoca della prima visita pastorale dell'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve di Incino, la rendita netta del beneficio parrocchiale assommava a lire 1275, con l'esclusione di una coadiutoria. Entro i confini della parrocchia di San Vincenzo levita e martire esistevano la chiesa sussidiaria di San Carlo, ad uso della confraternita, e l'oratorio privato della Sacra Famiglia e Santa Caterina vergine, presso la famiglia Cornelio Francesco; si aveva la confraternita del Santissimo Sacramento. Il numero dei parrocchiani era di 350. Dal 1906 la parrocchia di San Vincenzo martire di Galliano è stata compresa nel nuovo vicariato foraneo di Canzo, nella regione V, fino alla revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra 1971 e 1972, quando è stata attribuita al decanato di Erba nella zona pastorale III di Lecco.

Interno
L'interno della chiesa di San Vincenzo di Galliano si snoda a navata unica con tre cappelle laterali poste nella parte settentrionale prima dell'altare maggiore. Di queste tre cappelle la più ampia, ornata ed importane è la seconda, quella delle Beata Vergine della Rosa. Attualmente la cappella vede al proprio centro un altare che ospita la statua della Madonna portata in processione del 17 di Agosto insieme al Santo Croifisso della Parrocchia di San Giorgio in Corneno. Sul retro di tale altare, sono ospitate alcune lapidi che ricordano il Cavalier Cesare Giudici, esponente della famiglia compatrona della chiesa e letterato seicentesco. La zona dell'altare appare tutta ammodernata dalle sistemazioni avvenute nel corso del XIX secolo, con l'elemento di maggior spicco sicuramente costitutito dal tempietto in stile neoclassico posto sopra il ciborio. Nella cappella ai lati dell'altare maggiore trova posto l'unica tela di una certa antichità, una Crocifissione con San Francesco e San Carlo - tema di per sé classico in Lombardia - eseguita nel 1639 per intervento del Parroco Torriani. Gli altri affreschi sono più recenti e si datano dal 1874 al 1878, opera di Luigi Tagliaferri; lo stesso pittore eseguì nello stesso periodo alcuni dipinti in San Giorgio di Corneno. Nella parete meridionale della chiesa, in zona prossima al Battistero (qui trasferito a metà Seicento dalla sua collocazione originaria situata esattamente di fronte all'attuale), è invece ben visibile la scritta dedicatoria della famiglia Carpani, patrona storica della chiesa di San Vincenzo, posta in rilievo con la sistemazione delle pitture decorative fatta nel Novecento.

Organo
Il portale di ingresso è sovrastato dalla struttura di cantoria che ospita l'organo Bernasconi del 1847, recentamente restaurato e portato al suo splendore originale. Di importanza storica ed artistica, lo strumento di Giuseppe Bernasconi, dopo accurate indagini d'archivio e studi rilevati sul materiale ligneo e fonico, risulterebbe essere il primo e più antico strumento realizzato dalla bottega varesina di questo importante maestro organaro. Tutto il materiale che compone lo strumento, di ottima qualità, è lavorato con estrema maestria e raffinatezza. I legnami utilizzati dal Bernasconi sono la noce nazionale per la realizzazione dei vari somieri (maestri e di basseria) e l'abete per la realizzazione della cassa, la cantoria e le canne di basseria (contrabbassi 16', bassi armonici 8', tromboni 8') e timpani ai pedali. Tutte le canne in lega (stagno e piombo) che compongono la fonica dello strumento sono lavorate con estrema accuratezza. Le anime sono robuste, le lastre lavorate a mano sono di ottima qualità, le saldature ben realizzate. Tutte le canne riportano la segnatura alla varesina, tipica dei Bernasconi, posta sia sul corpo che sul piede di ogni canna. Gli squarci presenti fino al recente restauto sulla sommità delle canne sono stati saldati, riportando così la canna alla sua originaria fisionomia. Le canne mancanti dei registri di ripieno, tromba soprani, fagotto bassi, violoncello bassi, decimino bassi, flauto in XII soprani, sono state ricostruite, su modello storico, con analoghi materiale e percentuali di piombo e stagno.

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